L’Italia è un paese “forte ma fragile” dice il presidente Conte, “bisogna andare oltre l’emergenza”. Negli ultimi giorni si parla tanto di nuovi piani territoriali per la prevenzione e non più per la gestione di emergenze.
La figura del Geologo, consapevole dell’evidente responsabilità della mano dell’uomo, è particolarmente fondamentale in questi casi per prevenire i disastri che il cambiamento climatico sta causando.
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Prevenzione e protezione
In Liguria, la regione con la percentuale di rischio più alta in Italia (100%), dal 22 al 23 novembre sono caduti circa 400 mm di pioggia; seppure la pioggia superi del 40% i limiti della media annua, il disastro era prevedibile prima ancora che succedesse.
Il problema delle frane a causa delle copiose precipitazioni si è presentato sempre più forte durante il periodo delle piogge, superando il centinaio all’anno; un fatto non certamente isolato e tantomeno innescato da eventi atmosferici particolari o sismi.
I cambiamenti climatici sono sempre più imprevedibili e questo crea una situazione di debolezza per la nazione, ma è possibile agire per migliorare partendo dalle costruzioni esistenti e dalla pianificazione del territorio adeguata.
Un grande passo avanti per la gestione dei disastri idrogeologici sarebbe dare una maggiore attenzione alle future costruzioni con uno sguardo a quelle esistenti, senza abusare troppo degli spazi che la natura vuole tenere per sé.
Piano “Proteggi Italia”
Questo piano è stato creato dal governo Conte in collaborazione con la Protezione Civile e i ministri Bellanova, Costa e De Micheli per mettere in sicurezza il territorio: riguardo al problema più discusso degli ultimi giorni Conte afferma “non può essere risolto con un intervento, ma con un piano pluriennale per la prevenzione”.
Un impegno che ci auguriamo sia mantenuto e messo in pratica al più presto con un piano territoriale nazionale studiato e analizzato da tecnici e geologi competenti: un monitoraggio più frequente e la lungimiranza verso il cambiamento climatici porteranno sicuramente dei benefici all’ambiente e alla popolazione italiana.
I dati parlano chiaro: ne parla anche il TG1
Il 26 Novembre il TG1 all’edizione delle 20 annuncia che più del 90% dell’Italia ha un alto rischio di frane e alluvioni, con 7 milioni di persone che vivono in zone a rischio idrogeologico in cui, a seguito di precipitazioni abbondanti, possono verificarsi dissesti anche di ampie dimensioni.
Un’analisi più approfondita dei dati indica tra le regioni che presentano le zone a più alto rischio di frana:
- Toscana;
- Emilia-Romagna;
- Campania;
- Valle d’Aosta;
- Abruzzo;
- Lombardia;
- Sardegna;
- Trento.
Mentre le aree a maggior rischio di alluvione si trovano maggiormente in:
- Emilia-Romagna;
- Toscana;
- Lombardia;
- Piemonte;
- Veneto.
In queste regioni a rischio vive circa il 15% della popolazione italiana, di cui il 10% è soggetto a uno scenario di pericolosità media.
I dati riportati dal TG1 sono stati rilevati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) nel corso del 2017. Seppur poco aggiornati, questa fonte fornisce ugualmente un quadro del pericolo che incombe sul territorio nazionale, con disastri ambientali e altri indicatori riguardanti la popolazione, gli edifici e i beni culturali.
L’Italia è tra i paesi più interessati da fenomeni franosi in Europa; dai dati raccolti dall’Ispra si evince che il territorio nazionale detiene un’area a pericolosità di 59.981 chilometri quadrati e la superficie interessata dalle alluvioni con alta e media frequenza ammonta al 12,5% del territorio nazionale.
Le cause responsabili
Considerando l’incisività delle azioni antropiche sull’ambiente è possibile identificare le cause di queste problematiche sono:
- abusivismo edilizio;
- cambiamento climatico;
- errori di piantumazione.
Ma oltre a queste questioni vi è la mancata considerazione dei dati sul rischio idrogeologico degli anni passati. Il primo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia è stato pubblicato nel 2015; in questo documento sono indicate già le zone più a rischio dissesti dell’ultimo rapporto.
Ma prima ancora si sono fatte delle indagini a riguardo e sono stati catalogati in un documento i disastri avvenuti tra il 2003 e il 2014.
Il terreno si modifica nel tempo e il monitoraggio non può mai essere interrotto perché le informazioni e la conoscenza diventano obsolete nel breve periodo; per questo la figura del geologo assume maggiore importanza.